Nucleo Tutela Beni Culturali recupera opere per 2 mln di euro

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Libri, quadri, mobili e oggetti antichi, reperti archeologici e beni archivistici, per un valore stimato in 2.754.500 euro. Questi i risultati dell’attività di recupero dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio culturale (Tpc) di Ancona svolti nel 2016 e presentati oggi nel capoluogo marchigiano dal comandante del Nucleo, il maggiore Carmelo Grasso, e dal comandante provinciale di Ancona, colonnello Stefano Caporossi. Un’azione di recupero di beni rubati, o illecitamente sottratti allo Stato alla quale si è affiancata anche quella del salvataggio (153 interventi), delle opere di chiese, conventi, musei, biblioteche e abitazioni delle zone delle Marche colpite dal sisma: in totale 77.645 opere, di cui 689 dipinti, 668 sculture, 1.929 beni ecclesiastici e 74.359 beni archivistici e librari. Per quanto riguarda l’attività preventiva e di controllo ci sono stati 718 interventi tra verifiche nei musei, controlli in esercizi e mercati antiquari, in banche dati e siti archeologici e paesaggistici, affiancati ad un’azione repressiva che ha portato alla denuncia a piede libero di 141 persone (70 per reati in danno del paesaggio), e a due arresti. Per il recupero complessivo di 950 beni antiquari, 50.780 reperti archeologici (di cui 650 frammenti), 7.551 reperti paleontologici e otto opere d’arte contemporanea contraffate. Ma accanto ai freddi numeri ci sono le storie personali, talvolta affascinati o grottesche, legate alle singole opere d’arte. Come quella di un ‘collezionista’ jesino che aveva raccolto nella sua abitazione 30 mila reperti archeologici provenienti da scavi clandestini nella zona della Vallesina e databili tra il XIII secolo a.C. e il IV sec d.C., stipati e rigorosamente catalogati in scatoloni riposti in cantina. “Un lavoro certosino durato trent’anni – hanno commentato scherzosamente i responsabili del comando Tpc – e che probabilmente sarà d’aiuto ai futuri catalogatori ‘ufficiali”‘. O la vicenda della grande pala d’altare settecentesca raffigurante Sant’Omobono, patrono della città di Cremona e protettore dei sarti e dei mercanti di stoffe, rubata in una chiesa di Sulmona nel 1993 e ritrovata in una casa d’aste a Genova. Ci sono poi le storie legate al terremoto, come quella illustrata da Pier Luigi Moriconi, storico dell’arte e funzionario della Sovrintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, che ha raccontato come, mentre stava intervenendo in una chiesa lesionata dal sisma per portare in salvo le opere più preziose, sia stato invitato da una signora del luogo a portare via anche una scultura sacra in gesso di nessun valore artistico, perché ”pregando ai suoi piedi aveva ottenuto una grazia”. Una dimostrazione – è stato detto – di come i beni culturali abbiano per la comunità che li ospita anche un valore devozionale e identitario e di come sia importante riportarli nel loro luogo di origine. L’attività del Comando del Nucleo tutela di Ancona nelle zone colpite dal sisma è stata svolta in collaborazione con i nuclei di Napoli, Bologna, Monza e Venezia, e con i militari della Task Force Carabinieri “Unite4Heritage” (i Caschi blu della Cultura), in collaborazione coi tecnici del Mibact, i Vigili del Fuoco e i volontari della Protezione civile. Quella di recupero si è invece avvalsa del prezioso sostegno della ‘banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti’ del Comando di Roma, unica in Italia e del supporto delle stazioni territoriali.