Un contributo della digitalizzazione al settore degli appalti

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Una recente sentenza della corte di cassazione – seconda sezione penale – ha riproposto la fondamentale rilevanza della digitalizzazione e dematerializzazione dei documenti all’interno della Pubblica Amministrazione. Un contributo che, su questo fronte, prende corpo con il passare degli anni e soprattutto con il consolidarsi di queste nuove “buone pratiche”, che hanno permesso un rilancio della tracciabilità e della trasparenza degli atti e delle procedure, che costituisce una svolta importante per le imprese e per il cittadino.
L’analisi del provvedimento in parola della Suprema Corte, lascia intravedere come il precedente sistema potesse essere facilmente frodato con condotte sufficientemente semplici da realizzare, senza che vi fosse una concreta possibilità di un controllo incisivo.
La vicenda, nella sua semplicità, è assolutamente disarmante: il dipendente comunale condannato per turbativa di gara (ex artt. 110 e 353 c.p.) non faceva altro che pubblicare il bando nel corso delle feste natalizie, nascondendolo sotto altri avvisi e rendendolo di fatto imperscrutabile ad eventuali concorrenti interessati e favorendo, di fatto, una sola ditta collusa che partecipava – unica e sola – e si aggiudicava la procedura.
Giova sottolineare quanto questo caso di l’utilizzo personalistico e soprattutto proditorio delle proprie attribuzioni, da parte di un dipendente dell’Ente Locale incaricato della pubblicità degli atti, fosse difficilmente controllabile..
La procedura in descritta è antecedente alla legge 69 del 2009. Questo provvedimento di legge ha imposto la digitalizzazione dei documenti e l’albo pretorio informatico a partire dal 2010, eliminando la grande discrezionalità degli incaricati a cui era demandato l’incarico di esporre gli avvisi di procedure – più o meno ristrette – affiggendo il provvedimento all’ormai desueto “albo pretorio”.
Nella maggior parte dei casi l’albo pretorio era collocato in aree molto spesso seminascoste, magari in qualche buio androne di accesso, caratterizzate tabelloni poco curati invasi da una serie di documenti esposti in maniera disordinata e poco intellegibile. Uno strumento di confusione, più che di pubblicità, che lasciava libero spazio all’arbitrio di qualche funzionario poco (o troppo?) zelante.
Infatti il pronunciamento della Cassazione riguarda proprio la condotta sanzionata, di un dipendente infedele, che realizzava una condotta poco corretta (l’avviso di procedura ristretta veniva nascosto sotto altri avvisi in prossimità di lunghi ponti festivi) determinando di fatto una condotta illecita volta a determinare una grave turbativa della procedura in parola.
Il passaggio alla nuova normativa, con tutti i vantaggi connessi alla tracciabilità di procedure ed atti ha fornito un grande contributo alla trasparenza, oltre che allo snellimento delle attività della P.A. aumentando l’accessibilità a tutto vantaggio della regolarità degli avvisi.
Un altro passo avanti si potrebbe registrare determinando per legge anche un profilo unico – quale format per i siti istituzionali degli EE.PP. – molto spesso diversi tra loro e poco facilmente accessibili al cittadino medio.

Salvatore Magliocca