Direttamente dal Metropolitan Museum di New York, finalmente a Napoli una interessantissima quanto poco conosciuta opera di Caravaggio. A Palazzo Zevallos, via Toledo, Napoli ecco ”I Musici”. Standing ovation. Davvero. Esposta poche volte Italia perché proprietà del MET N.Y -l’ultima volta fu a Palermo nel 2010- finalmente è a Napoli, dove tanta parte dell’opera del pittore fu compiuta. Uno scambio alla pari tra musei: per un Martirio di Sant’Orsola volato a New York un “Concerto di Giovani”, o I Musici, è atterrato in città. Lo stile espositivo di Palazzo Zevallos si riconferma ancora una volta immutabile nel tempo e negli spazi, ed è per questo che le domande, da porsi sempre e per tutte le sedi espositive aperte al pubblico, esplode qui forse ancora più prorompente. Può una sola opera provocare forti emozioni in tutti i visitatori a prescindere dal loro grado di cultura specifica? L’empatia con un opera e con l’artista che l’ha eseguita, fine ultimo e legittimo di ogni curatore, può svilupparsi spontaneamente, a prescindere eventuali e calibrati accorgimenti espositivi? Caravaggio colpisce ed emoziona tutti ma, una volta imparato “Caravaggioprimograndefotografo”, un contatto più forte con le singole opere potrebbe creare legami maggiormente strutturati tra il pubblico e l’artista. L’incontro con un opera d’arte può trasmettere molto a chi è culturalmente strutturato, se non addirittura esperto, ma al famigerato “turista per caso” servono alcuni stimoli, piccoli ma efficaci, affinché egli possa apprezzare quella realtà della realtà così presente nelle opere di Caravaggio. Il secondo lato della medaglia del one painting show, se realizzato senza adottare tecniche interpretative, può creare effetti non positivi nel lungo periodo. Il nome di Caravaggio la provenienza dell’opera “I Musici” da oltreoceano, e quindi la consapevolezza di un incontro soggetto all’ultimatum dell’ora o mai più, sono una garanzia di affluenza di visitatori, ma la tipologia dell’esposizione che ripropone prepotentemente l’antitesi tra “esperti” e “non esperti” e la mancanza di alcuni accorgimenti espositivi non potrà garantire a ogni visitatore un elevato livello d’emozione e d’identificazione con l’artista e la sua opera. Nel caso de I Musici potrà un osservatore non esperto avvertire l’emozione di essere il musico mancante, quello che dovrebbe suonare il violino, rappresentato senza suonatore? Inutile e poco lungimirante la scandalizzata levata di scudi contro qualsiasi organizzazione dal risvolto commerciale in nome dell’arte pura e libera da qualsiasi intento economico. I beni culturali devono auto mantenersi, generando occupazione e ricchezza per il proprietario pubblico o privato che sia e vero arricchimento culturale per ogni fascia di pubblico. Bisogna però conoscere le modalità e non sbagliare . Purtroppo è difficile trovare in Italia sistemi espositivi che proiettano il visitatore nel pathos dell’opera, molto spesso la mostra è un infilata di quadri ordinati secondo qualche principio enunciato da didascalie e cartelloni spesso soltanto in lingua italiana. Stop. -Questo è quanto offre il museo, (la galleria), il resto è compito del visitatore.- Il risultato dell’esposizione sul visitatore è responsabilità di chi ha curato e allestito una mostra In Messico Il Museo Mural Diego Rivera accoglie una sola opera, il murale che descrive la storia del Messico, e con piccoli accorgimenti, undici viste e trentaquattro foto a supporto dell’opera, cala il visitatore nella storia della nazione e lo avvicina ai personaggi storici rappresentati nel grande dipinto. Umberto Eco sognava che la Venere del Botticelli fosse l’unica ospite di un intera struttura dedicata. Magari. L’esposizione di una sola opera non ha le stesse regole e non provoca gli stessi effetti. Paradossalmente è molto più complicata: deve Infatti provocare nell’osservatore tutto l’insieme di emozioni che possono essere suscitate da un intera collezione. L’artista ha solo un opera per manifestarsi all’osservatore, spetta al curatore fare in modo che questa lettura sia possibile.