Il Piano 2020 dell’Oman e l’assenza di un consolato a Napoli

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Attraverso il piano di sviluppo 2020 volto a diversificare l’industria e sostenere lo sviluppo dell’economia locale grazie alla  strategia di  “In Country Value”, l’Oman si candida a diventare una vera e propria piattaforma “dinamica” tra Medio Oriente e Asia. Questo, in sintesi, quanto emerso durante il “ Business Forum 2017 Oman & Italy” che si è tenuto  a partire dall’8 Marzo a  Mascate, in Oman, alla presenza di importanti rappresentanti delle autorità omanite e italiane e di più di 80 aziende del nostro Paese e di circa 300 societa’ dell ‘ Oman.
E’ la prima missione commerciale italiana in Oman. Una tematica messa in chiaro dall’Ambasciata , coorganizzatrice dell’evento e dagli altri partner,  e’ che il petrolio non e’ l’unico meandro ove cooperare dal punto di vista imprenditoriale; esistono tanti altri ambiti ove il rapporto con il nostro Paese puo’ e deve crescere, come il turismo, la pesca, le energie pulite, il design,  l’innovazione e l’agroalimentare. In direzione ad esempio della Blu Energy del mercato ittico marino e terrestre, l’Ambasciatore dell’Oman a Roma, Ahmed Salem Mohammed Baomar, ha in cantiere molti appuntamenti tra Ottobre e Dicembre 2017.
In  una nota iniziale del ministero dello Sviluppo economico si enunciava la partecipazione di  oltre ottanta imprese, fra le quali molte pmi,  insieme a Confindustria, Sace, Simest e Ice Agenzia. La missione e’ guidata dal Sottosegretario al Commercio Internazionale e Attrazione Investimenti presso il Ministero dello Sviluppo Economico Ivan Scalfarotto:   “Le nostre esportazioni nell’Oman” ha dichiarato il sottosegretario Scalfarotto “si sono triplicate in dieci anni-  Si tratta di un Paese il cui Governo ha varato un piano di investimenti infrastrutturali da oltre 100 miliardi di dollari.  Sono convinto che l’ingegneria italiana, che è un’eccellenza del made in Italy al pari dell’eleganza e del cibo, possa recitare un ruolo da protagonista in quest’area, costruendo sviluppo economico congiunto e migliorando scambi ed investimenti”.
L’evento è stato ufficialmente aperto da Ali bin Masoud al Sunady, Ministro del Commercio e dell’Industria omanita, e ha visto la partecipazione anche di  Licia Mattioli, Vice Presidente Confindustria, Giorgio Visetti, Ambasciatore Italiano a Mascate, Ahmed Al Jahdhami, AD di Orpic, e Fabrizio Di Amato e Pierroberto Folgiero, rispettivamente Presidente e Amministratore Delegato di Maire Tecnimont. Al Business Forum hanno, inoltre, partecipato Salim bin Nasser Al Aufi, Sottosegretario del Ministero dell’Oil and Gas, e Talal Al Rahbi, Vice Segretario Generale del Consiglio Supremo per la Pianificazione, oltre a rappresentanti di SACE e SIMEST e altri esponenti di associazioni di categoria omanite e italiane.
L’Oman presenta numerose opportunità. Oltre all’industria petrolifera, principale risorsa del Paese, di rilievo per l’Italia il piano di sviluppo infrastrutturale e il comparto dei macchinari. Altri settori di interesse crescente: turismo, energia, ambiente, trasporti marittimi, acquicoltura, pesca, sicurezza alimentare, sanita’. L’Oman sta inoltre investendo considerevolmente nelle PMI, altro possibile settore di cooperazione bilaterale. Le prospettive di crescita per i prodotti del Made in Italy si presentano in particolare nell’arredamento, parallelamente allo sviluppo del settore residenziale e turistico.
Gli omaniti puntano anche sulla realizzazione di zone economiche speciali, a vocazione commerciale e manifatturiera. L’investimento maggiore e’ quello di Duqm, una zona strategica, sia per la presenza del porto prospiciente l’Iran, l’India e il Pakistan, dell’aeroporto e della futura ferrovia, in un’area di 1.777 km quadri e 80 chilometri di costa lungo il mare arabico (con un’estensione maggiore di quella di Singapore) situata a metà strada tra Mascate e Salalah. La Zona Economica Speciale di Duqm e’ destinata alla produzione industriale ed alla logistica, in particolare nei settori petrolchimico, materiali da costruzione, minerali e fertilizzanti, pesca e acquacultura, produzione alimentare, energia pulita, servizi medici e impianti turistici. E’ amministrata da un ente autonomo con il compito di attrarre e promuovere gli investimenti nazionali ed internazionali. Il progetto e’ volto a  diventare, per dimensioni, la maggiore Zona Economica Speciale del Medio Oriente.
L’Italia ha esportato in Oman Euro 568 milioni e importato dal Paese merci per Euro 65 milioni. Circa il 46% del nostro export è costituito da macchinari e apparecchi, seguono metalli di base e prodotti in metallo (quota del 19%), mezzi di trasporto (9%) e apparecchi elettrici (7%). Il valore , importazioni italiane dall’Oman sono cresciute del 86%. L’Italia ha registrato per la prima volta la fornitura di prodotti pretroliferi dall’Oman, che nei primi 11 mesi del 2015 sono risultati la seconda piu’ importante voce di import con una quota del 16% sul totale, preceduta da metalli di base e prodotti in metallo con una quota del 63%.
Tenuto conto della volonta’ del Governo omanita di diversificare la propria economia e gli ingenti investimenti a tale scopo, sarebbe auspicabile una maggiore presenza d’imprese italiane nel settore industriale. Nel Sultanato sono presenti diverse Free Zone che offrono importanti agevolazioni alle imprese estere  interessate ad investire in questo Paese.
La normativa fiscale sulle societa’ e’ particolarmente vantaggiosa (12% sugli utili eccedenti i 60.000 euro circa l’anno). E’ possibile costituire societa’ a capitale misto con quota minima omanita pari al 30% e capitale sociale minimo pari a circa 300.000 euro. Non e’ presente ne’ l’imposta sul valore aggiunto ne’ sulle persone fisiche.  I diritti di dogana sono, per la quasi totalita’, pari al 5%. L’Oman e’ membro dell’unione doganale del Golfo GCC. Una grande azienda italiana, la Maire Tecnimont, aveva già fatto da apripista nel 2015, aggiudicandosi  un maxi-appalto da circa 900 milioni di dollari. Uno degli indirizzi utili per fare business in Oman, al riguardo e’ :info@italianetbusiness.com.
Indipendentemente dalle premesse, 
la prima missione economica italiana in Oman, e’ stata incentrata sul progetto EPC Liwa Plastics Industries Complex (LPIC) di Orpic relativo ad alcune unità di produzione polimeri del valore di USD 895 milioni che Maire Tecnimont sta realizzando nella zona di Suhar, 150 km a nord di Mascate, per Orpic, società di Stato attiva nei settori della raffinazione e del petrolchimico.
Durante i lavori, le aziende dei due Paesi hanno avuto l’opportunità di fare rete al fine di favorire le relazioni tra i rispettivi sistemi imprenditoriali. Il Forum costituisce una conferma del ruolo che la filiera dell’Oil&Gas può giocare quale driver per aumentare la competitività del tessuto imprenditoriale locale. Inoltre, nella cornice della missione economica italiana è stata ufficialmente lanciata la Omani-Italian Friendship Association.
Domani, Orpic e Maire Tecnimont guideranno la delegazione italiana del Forum all‘interno del complesso di Orpic a Suhar e nel cantiere di Tecnimont.
Fabrizio Di Amato, Presidente di Maire Tecnimont, ha commentato: “Questa è un’iniziativa chiave per favorire le relazioni economiche tra l’Oman e l’Italia. La catena del valore italiana technology-driven, costituisce, infatti, una combinazione perfetta per le dinamiche industriali dell’Oman, focalizzate sullo sviluppo del potenziale di crescita nel settore della raffinazione degli idrocarburi”.
Maire Tecnimont S.p.A.,  società quotata alla Borsa di Milano, è a capo di un gruppo industriale (Gruppo Maire Tecnimont) leader in ambito internazionale nei settori dell’Engineering & Construction (E&C), Technology & Licensing e Energy Business Development & Ventures con competenze specifiche nell’impiantistica in particolare nel settore degli idrocarburi (Oil & Gas, Petrolchimico, Fertilizzanti) oltre che nel Power Generation e nelle Infrastrutture. Il Gruppo Maire Tecnimont è presente in circa 30 paesi, conta circa 45 società operative e un organico di circa 4.900 dipendenti, di cui oltre la metà all’estero.

BRUNO RUSSO