Almaviva, il piano del Governo: 8 milioni per ricollocare 1.600 disoccupati

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Prove generali per una nuova politica attiva del lavoro per favorire la ricollocazione dei disoccupati. Terreno di sperimentazione del governo i 1.666 lavoratori del call center Almaviva di Roma licenziati lo scorso dicembre al termine di una drammatica trattativa al Mise. Il piano messo a fuoco e presentato oggi infatti prevede l’impiego articolato di una serie di incentivi con cui creare le condizioni di nuova occupabilità su cui il governo punta una parte consistente di risorse, circa 8 milioni di euro complessivamente, mentre il resto è affidato al concorso della Regione. L’intervento è complesso e prevede tre diversi strumenti di incentivazione per una somma da investire su ogni lavoratore licenziato fino a 15mila euro: alle società di collocamento ma solo in caso di esito positivo andranno fino a 5mila euro di assegno di ricollocazione; alle società che formeranno il lavoratore fino a 2mila euro; e alle aziende che assumeranno lo stesso lavoratore, ma rigorosamente con contratto a tempo indeterminato, un bonus occupazione fino a 8 mila euro. Ai lavoratori disoccupati, invece, andrà la Naspi per tutto il percorso di ricerca di un nuovo impiego. Il masterplan arriva dall’azione congiunta del Ministero del Lavoro, Ministero dello sviluppo economico, della Regione Lazio e dell’Anpal, oggi al suo debutto operativo, che monitoreranno l’intervento. In campo, in alternativa, anche incentivi per l’autoimpego, fino a 18mila euro a lavoratore, 15mila sul capitale e 3mila per il percorso di accompagnamento all’autoimprenditorialità, oltre a risorse per la ricollocazione degli over 60, fino a 10mila euro a testa per l’accompagno verso un lavoro di pubblica utilità.
A farsi carico dell’assegno di ricollocazione per complessivi 8 milioni di euro sarà il governo che, ma solo per far fronte a questo emergenza, anticiperà le risorse che preleverà in un secondo momento dal Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG). “Un fondo pienamente capiente per tutti”, garantiscono a più riprese sia il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che il collega del Mise, Carlo Calenda che oggi hanno presentato l’iniziativa. Anche il presidente di Anpal, la nuova agenzia sulle politiche attive, guidata da Maurizio Del Conte, rassicura: “lo stanziamento complessivo coprirà tutto”, dice. Le restanti risorse invece le impegnerà, sempre su fondi europei, la Regione Lazio. “Apriremo 5 sportelli dedicati ai lavoratori coinvolti nella vertenza Almaviva. Il meccanismo è complesso ma abbiamo messo in campo strumenti per non lasciare sole le persone”, commenta il governatore Nicola Zingaretti. Dal 6 marzo prossimo dunque per i 1666 lavoratori che beneficeranno, per tutto il percorso di ricerca del lavoro, della Naspi, potrebbe aprirsi una prospettiva di impiego. L’accesso ai programmi disegnati dal governo sarà comunque del tutto volontario ma nel caso l’appuntamento è già stato fissato per il 6 marzo prossimo per una prima panoramica sulle possibilità di impiego e di impegno.
 Dal 9 al 16 aprile invece, secondo il ruolino di marcia messo a punto dal governo, inizieranno i colloqui individuali. I lavoratori saranno poi formati e quindi indirizzati, “in base alla domanda che emergerà dal territorio”, verso impieghi in linea con la loro preparazione. La proposta di lavoro che gli sarà girata dovrà però essere “congrua” e in linea sia con le competenze che con il salario dell’esperienza precedente. Se il lavoratore però rifiuterà la nuova occupazione perderà il diritto all’indennità di disoccupazione. Il governo cerca così di mettere la parola fine alla grave situazione sociale scoppiata lo scorso ottobre dopo l’annuncio da parte di Almaviva della chiusura delle sedi di Roma e Napoli conclusasi poi con un accordo di mediazione proposto dal Mise per la prosecuzione del confronto per altri tre mesi, fino al 31 marzo 2017, con l’obiettivo di individuare soluzioni per il recupero di efficienza e produttività. Una mediazione accettata sia dal gruppo guidato da Alberto Tripi che dai lavoratori di Napoli. Ma non da quelli del sito di Roma, poi licenziati.