Masterplan per il Sud, documento Confindustria-sindacati: Più attenzione agli investimenti

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Il Masterplan per il Sud avanza ma con una maggiore attenzione su accesso al credito, occupazione e formazione, sostegno alla ricerca, all’innovazione, al turismo e ai beni culturali, legalità e priorità di natura sociale, e maggiori risorse per gli investimenti. La richiesta arriva tramite un documento congiunto di Confindustria e Cgil, Cisl e Uil, in occasione di un’iniziativa sul Mezzogiorno in cui si fa notare che le scelte adottate nei Patti regionali delineano una “visione d’insieme che rischia di cogliere solo parzialmente le esigenze di sviluppo produttivo e di mobilità nei territori”.
Questo documento offre un’analisi comparativa dei vari Patti regionali da cui emerge una sostanziale concentrazione delle risorse complessive pari a oltre 35 miliardi di euro, di cui 10,7 miliardi per le infrastrutture, 10,7 miliardi per l’ambiente e 7,4 miliardi per lo sviluppo economico e produttivo. C’è la consapevolezza di dover aumentare qualitativamente e quantitativamente la spesa nelle regioni del Sud per sostenerne crescita e livelli di occupazione. L’associazione degli industriali e i sindacati rilevano inoltre come la “metodologia di lavoro adottata da Governo, Regioni e Città Metropolitane per la definizione dei Patti attuativi del Masterplan per il Mezzogiorno, nell’assumere un carattere di innovazione rispetto al passato, necessita di essere migliorata e perfezionata, tanto nella fase di programmazione quanto in quella di attuazione”.
Viene apprezzata in particolare “la scelta di integrazione finanziaria operata, che consente di disporre in un unico piano di tutti i progetti programmati, nonché la scelta di indicare l’impatto finanziario sui primi 2 anni che, pur limitato, risulta utile nello sforzo di accelerazione della spesa e per il sostegno dell’economia”. Al tempo stesso Confindustria e sindacati rilevano che la natura ricognitiva della progettualità nei Patti “non consente appieno l’aggregazione degli interventi attorno ad obiettivi strategici”. 
I Patti, si legge nel documento, non identificano linee strategiche programmaticamente definite, ma fanno emergere soprattutto una “progettualita’ prevalente”, guidata in primo luogo dallo stato di definizione dei progetti stessi, dalla loro fattibilità e dalle esigenze indicate dai territori. “Questa impostazione, che privilegia il raccordo bilaterale tra i livelli di governo centrale e territoriale, mette inevitabilmente in secondo piano – sostengono – l’esigenza di una visione di sviluppo sovra-regionale che guardi al Mezzogiorno nel suo complesso, accentuando peraltro il rischio di frammentazione degli interventi”. 
La forte concentrazione di risorse nel campo ambientale “sembra rispondere all’esigenza di fare fronte alle numerose emergenze (rifiuti, acqua, bonifiche, dissesto idrogeologico) che hanno generato diverse procedure di infrazione comunitarie nei confronti delle regioni meridionali”. Nell’ambito delle infrastrutture, emerge una priorità nell’infrastrutturazione stradale che da sola assorbe più della metà delle risorse. Minore attenzione invece viene data agli investimenti nelle infrastrutture ferroviarie, portuali e aeroportuali che interessano particolarmente il Mezzogiorno.
Il documento evidenzia inoltre una forte concentrazione di sviluppo economico e produttivo in Campania e Puglia, ma con una minore attenzione nelle altre regioni, con riferimento a strumenti di incentivazione alle imprese. “Limitata considerazione ricevono i temi dell’accesso al credito e delle garanzie a sostegno degli investimenti, diffusa ma di scarsa consistenza risulta l’allocazione in favore di strumenti per la soluzione di crisi industriali. Particolarmente ridotta appare inoltre l’attenzione per il sostegno alla ricerca e all’innovazione, temi assolutamente rilevanti alla luce delle priorità che a livello nazionale si vanno perseguendo con il Piano Industria 4.0 e con la Strategia di Specializzazione Intelligente. Esigua appare anche la scelta allocativa rivolta al turismo, alla valorizzazione dei beni e delle attività culturali, alla legalità e, più in generale, a tutte le priorità di natura sociale”.
Confindustria e sindacati rilevano “una distribuzione non equilibrata tra interventi di infrastrutturazione fisica e misure a sostegno degli investimenti imprenditoriali, ancor più marcata per le allocazioni relative al FSC. Ritengono escluse da adeguata considerazione tematiche come l’occupazione, la formazione e la qualificazione del capitale umano, anch’esse essenziali per accompagnare la trasformazione del sistema produttivo nella direzione della nuova economia basata sulla conoscenza.
Viene individuata e condivisa, per quanto riguarda il piano metodologico, l’opportunità di migliorare la qualità dei progetti ancora da individuare, garantendo flessibilità di programmazione per consentire “rafforzamenti mirati, integrazioni e rimodulazioni eventualmente necessarie”. Come ad esempio, la necessità di far fronte a processi di reindustrializzazione di aree e settori oggetto di riconversione e la riqualificazione dei lavoratori coinvolti. E’ evidenziata l’esigenza di definire una “governance multilivello inclusiva degli interessi socioeconomici, capace di contribuire al miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia degli interventi”. Tra le varie proposte c’è anche quella di istituire un Tavolo permanente tra Autorità, Confindustria e Cgil, Cisl e Uil, con il compito di accompagnare l’attuazione di ciascun patto a livello nazionale. In altre parole dovrà condurre gli eventuali approfondimenti sulle differenti priorità tematiche in cui sono articolati i Patti e definire le modalità di interazione con il sistema procedurale degli interventi e del monitoraggio fisco.
Viene sottolineata “l’assoluta centralità della fase esecutiva degli interventi per l’efficace attuazione della strategia definita con il Masterplan e con i singoli Patti” e la necessità di “sostenere la capacita’ amministrativa degli enti locali, anche favorendo esperienze di aggregazione funzionale di uffici di Comuni diversi e la dotazione/riqualificazione delle professionalità necessarie”. Confindustria e sindacati suggeriscono, infine, di promuovere una “rilettura e il potenziamento dei Piani di Rafforzamento Amministrativo per tenere conto delle esigenze dei Patti attuativi sottoscritti”.