Lavoro, assegno di ricollocazione per oltre 1 milione di disoccupati

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Saranno oltre un milione (1.127mila) i disoccupati che potranno richiedere l’assegno di ricollocazione, il nuovo strumento di politica attiva previsto dal Jobs act e che, annunciato dal presidente dell’Anpal, Maurizio Del Conte, dovrebbe prendere il via entro la prima settimana di febbraio. E’ quanto emerge da un’analisi dell’osservatorio statistico dei consulenti del Lavoro che sarà pubblicato sul prossimo numero del periodico dei professionisti, “Leggi di Lavoro”.

I requisiti
Alla luce della normativa, ricordano i consulenti, i destinatari sull’assegno di ricollocazione devono, allo scadere del quarto mese dalla cessazione del rapporto di lavoro, possedere due caratteristiche: non avere un lavoro; essere ancora percettori di Naspi. Dei circa 2 milioni di disoccupati involontari nel 2015 che avrebbero potuto richiedere la Naspi, ricordano i consulenti, si è ricollocato entro un brevissimo lasso di tempo (8 giorni) con un contratto a tempo indeterminato o a termine di almeno 6 mesi circa il 10%, corrispondente a 203 mila individui.
Costoro, pur avendone diritto, non hanno fatto domanda di Naspi. Il restante 90%, spiegano i consulenti del lavoro, ha fatto richiesta del sussidio ma solo un milione e centoventisettemila persone supereranno il quarto mese di Naspi, acquisendo il diritto all’assegno di ricollocazione. Infatti, circa 368 mila persone, si legge nell’analisi, hanno trovato un lavoro a tempo a tempo indeterminato e comunque dalla durata di almeno 6 mesi entro 4 mesi dalla data di cessazione. Dei restanti individui, circa 280 mila avevano diritto al massimo a 4 mesi di sussidio e, quindi, non hanno comunque i requisiti per l’assegno. I disoccupati che posso richiedere l’assegno di ricollocazione, pertanto, spiega l’analisi, risultano essere oltre un milione di individui (1.127 mila) pari al 57% della platea iniziale. Il Jobs Act, spiegano i consulenti, “prevede una profilazione dei soggetti percettori di assegno di ricollocazione in base alla loro ‘(ri)occupabilità’. Il milione e oltre di potenziali destinatari dell’assegno di ricollocazione rappresenta quindi il riferimento privilegiato per l’esame delle potenzialità occupazionali nella disoccupazione involontaria”.

La platea dei beneficiari
“I singoli soggetti che si vengono a trovare nello stato di disoccupazione involontaria -spiega l’analisi- costituiscono, infatti, una popolazione molto variegata, composta da chi ritrova quasi subito un lavoro stabile, ma anche da chi passa da un contratto a termine all’altro, dai supplenti della scuola che vedono rinnovato l’incarico dopo la pausa estiva al termine dell’anno scolastico, dagli stagionali, da chi perde il lavoro per la chiusura della propria azienda, fino a chi subisce un licenziamento per giusta causa”. “La diversità di condizioni di partenza, le opportunità offerte dal territorio di residenza e fattori individuali e familiari, che incidono -continuano i consulenti – ad esempio sulla possibilità di spostarsi per lavoro, sono le determinanti dell’esito della ricerca di un nuovo lavoro. Rispetto a tale quadro, evidentemente assi complesso, cerchiamo di dare alcune prime indicazioni sulla platea dei possibili beneficiari dell’assegno di ricollocazione”. In particolare, spiega la nota dei professionisti, la variabile più significativa sembra essere il livello di istruzione. Infatti, oltre la metà dei laureati (52,6%) trova lavoro nei 4 mesi successivi alla perdita involontaria dell’occupazione, contro il 30,5% dei diplomati e il 18,6% di coloro che sono privi di un diploma di scuola secondaria superiore.

Le probabilità di ricollocazione
“Analizzando la durata del rapporto di lavoro cessato dal quale proviene la platea di analisi -si legge nella nota dei consulenti- notiamo una distribuzione polarizzata delle durate dei contratti. Coloro che hanno una maggiore probabilità di auto-ricollocazione provengono da contratti di media durata. Infatti, chi ha lasciato un contratto che va dai 7 ai 12 mesi nel 44,6% trova autonomamente una nuova occupazione. Questa eventualità coinvolge anche 1 lavoratore sue 3 che ha appeno terminato un contratto della durata da 13 a 24 mesi”. Gli esclusi dai servizi di ricollocazione si concentrano nelle classi di durate brevi fino a 6 mesi, mentre i destinatari dell’assegno di ricollocazione sono prevalentemente coloro che provengono da contratti lunghi di oltre 2 anni. A conferma della teoria secondo la quale conta essere sempre sul mercato per garantirsi un rapido reinserimento, i soggetti che provengono da un contratto a termine scaduto risultano più occupabili (32,9%) di coloro che vengono licenziati (15,8%).

Le differenze territoriali
Passando alle differenze territoriali, secondo i dati dei consulenti del lavoro, la probabilità di trovare un’occupazione entro i primi 4 mesi supera il 33% per chi ha lavorato in Lombardia (35,1%), Piemonte (34,9) e Friuli Venezia Giulia (34,2); mentre non supera il 25% Calabria (19,1%), Sardegna (19,3%), Sicilia (21,2%), Campania (22,8) e Puglia (24,1). In queste regioni del Mezzogiorno si concentra anche la quota maggiore di popolazione che risulta esclusa dai servizi di politiche attive.
Di converso, la quota di potenziali beneficiari dell’assegno di ricollocazione si concentra nelle regioni del Mezzogiorno, laddove la loro quota supera il 60% nelle regioni insulari, in Campania, in Calabria e in Valle d’Aosta. Secondo lo studio dei consulenti del lavoro, il gruppo dei soggetti che si ricollocano autonomamente, pari al 28,9% del campione iniziale, vede nel possesso della laurea la caratteristica principale. Si tratta prevalentemente di donne, italiane, che hanno un’età compresa fra i 30 e i 49 anni e che hanno lasciato un lavoro a termine di media durata e che hanno lavorato prevalentemente nelle regioni del Nord Italia. I soggetti a maggior rischio di esclusione dai servizi offerti dall’assegno di ricollocazione sono prevalentemente giovani (uno su quattro) che hanno appena terminato un rapporto di LAVORO breve presso datori di LAVORO delle regioni del Mezzogiorno. Mentre gli adulti over 50, che provengono da lunghi contratti e soggetti a licenziamento, richiederanno servizi di intermediazione.