Un Hub per l’innovazione a San Giovanni a Teduccio. Intesa tra Banco di Napoli e Università “Federico II”

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Fare ricerca e costruzione di impresa all’interno dello stesso luogo e negli stessi tempi, per promuovere lo sviluppo del territorio e creare opportunità di crescita economica. Si ispira al modello della Knowledge sharing (“condivisione della conoscenza”) il nuovo Hub per l’Open Innovation appena nato nel complesso dell’Università “Federico II” a San Giovanni a Teduccio, dalla partnership tra l’ateneo campano e il Banco di Napoli (Gruppo Intesa Sanpaolo). La collaborazione è stata presentata il 12 gennaio nell’Aula Magna del polo di Napoli Est: “Una giornata che per noi è estremamente importante, in quanto viene sottoscritto un accordo che mette insieme la competenza scientifica dell’Università Federico II con il Banco di Napoli, che è una banca non solo di tradizione ma di prospettiva – ha esordito Francesco Guido, Direttore Generale del Banco di Napoli e Direttore Regionale di Intesa Sanpaolo – La banca è sempre stata identificata come un soggetto che interviene nel finanziamento delle imprese e si tratta sicuramente di un aspetto fondamentale, ma riteniamo che, laddove ne abbia la possibilità, la banca debba intervenire sui nodi strutturali della crescita economica. E non ci può essere crescita economica al Sud se non ci interroghiamo su quelle che sono le sue effettive carenze”. Carenze che, secondo Guido, non riguardano soltanto le risorse finanziarie, le infrastrutture e l’ordine pubblico: “La cosa più importante è cercare di investire sulla formazione, senza la quale non possiamo affrontare le sfide del futuro”. 

Il nuovo Hub di San Giovanni a Teduccio segna l’avvio di un progetto ambizioso dedicato proprio alla formazione e favorirà l’incontro tra i soggetti territoriali attraverso iniziative che potranno riguardare il trasferimento tecnologico, il miglioramento delle competenze per manager e privati, l’individuazione di soluzioni innovative per le imprese clienti della banca, il matching tra aziende, ricercatori e startup. Secondo il Rettore dell’Università “Federico II”, Gaetano Manfredi, sarà un “ecosistema che aiuterà a sviluppare spin-off e startup per creare occasioni di lavoro qualificato per i nostri ragazzi. Noi ci mettiamo le competenze e le nostre capacità di ricerca a livello internazionale. Con l’apporto del Banco di Napoli avremo un supporto economico e servizi ad alto valore aggiunto, per fare in modo che queste opportunità per i giovani si traducano in una realtà importante”. Oggi l’innovazione non è più lineare – con gli atenei e i centri di ricerca da un lato e l’industrializzazione fatta dalle imprese dall’altro – ma “si è capito che il time to market deve essere sempre più piccolo, altrimenti le scoperte diventano vecchie”. È necessario, quindi, avere dei “luoghi fisici dove le funzioni che prima venivano esplicate in posti diversi si possano concentrare”. E non è un caso che questo spazio sia stato realizzato proprio nel complesso universitario della zona orientale di Napoli – che da ottobre scorso ospita anche la prima accademia Apple in Europa per lo sviluppo di app –, dove al posto dell’ex area Cirio ora c’è un polo di eccellenza con ambienti per la didattica, la ricerca e la collaborazione con le aziende. 

Per l’Assessore regionale alle Startup, Valeria Fascione, “l’Hub è il punto fondamentale di una strategia che vuole fare dell’innovazione una leva competitiva per il territorio”. E la domanda di rinnovamento delle PMI per la Regione Campania si traduce nella “legge sulla manifattura 4.0 che abbiamo chiuso nel mese di agosto”. Un provvedimento in linea con “il piano nazionale dell’industria 4.0, che costituisce il primo vero progetto di politica economica che non si vedeva da tempo nel nostro Paese – ha commentato Renato Abate, Presidente di Confindustria Piccola Industria Campania –, ma che per attecchire veramente sulle imprese ha bisogno di alcuni prerequisiti fondamentali”, tra cui proprio la “riqualificazione del capitale umano”. 

Paola Ciaramella