La vittoria del No e le dimissioni di Renzi non spaventano le borse

62

 

Il punto della mattinata. Piazza Affari reagisce e vira al rialzo dopo la vittoria del no al referendum e l’annuncio delle dimissioni del premier, Matteo Renzi. Per il commissario Ue per gli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, “l’Italia è un Paese solido con solide autorità e ho piena fiducia che sappia gestire la situazione. C’è una certa instabilità politica ma il paese è davvero stabile oltre che una grande economia”, ha affermato, negando che il prevalere dei no sia interpretabile come un voto contro l’Europa. E relativamente alle piazze finanziarie europee, va detto, l’avvio dell’ottava è ugualmente senza scossoni. Insomma, dicono ora gli analisti, il mercato italiano aveva già scontato nei giorni scorsi la vittoria del no al referendum. 

Ecco, dunque, la situazione al momento della scrittura. Il Ftse Italia All-Share segna +0.50%, Ftse All-Share Capped +0.52%, Ftse Mib ++0.48%, Ftse Italia Mid Cap ++0.60%, Ftse Italia Small Cap +0.98%, Ftse Italia Star +1.20%, Ftse Aim Italia +0.20%. In Europa, il Dax30 di Francoforte +1.46%, il Cac40 di Parigi +1.13%, il Ftse100 di Londra +0.62% e l’Ibex35 di Madrid +0.84%. 

Lo spread Btp/Bund ritraccia a 166,49 punti base dopo un massimo in apertura a 177 punti base. Non risultano al momento ancora acquisti sul mercato da parte della Bce su titoli di Stato italiani, a detta dei trader di alcune banche italiane. “Per ora la Bce non l’abbiamo vista, il mercato sta andando sulle sue gambe”, ha sottolineato un operatore. “Il mercato guarda a cosa fanno le banche, fa un po’ di su e giù ma resta su livelli accettabili”.

Tuttavia il costo per assicurarsi dal default del debito sovrano italiano (credit default swap) ha toccato il massimo da tre anni. Secondo i dati Markit, il costo per assicurarsi da un default del debito italiano a cinque anni è salito fino a 180 punti base, in aumento di 9 punti base dalla chiusura di venerdì e il picco da dicembre 2013. Questo significa che costa 180.000 euro assicurare 10 milioni di euro di debito dal default.

In flessione, invece, la borsa di Tokyo. Il Nikkei 225 ha terminato a -0,82%. Negative anche le borse cinesi: l’indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen ha chiuso a -1,69%, l’Hang Seng di Hong Kong a -0,26%.

L’euro rimbalza contro dollaro dopo aver toccato nella notte il minimo da marzo 2015 a 1,0507. EUR/USD al momento viene scambiato a 1,0650 circa.

Bancari Italia in forte calo: il FTSE Italia Banche segna -2,2%, EURO STOXX Banks -1,5%. Il ministro dell’Economia Padoan alla fine della scorsa settimana aveva dichiarato che in caso di vittoria del no le banche italiane potrebbero avere difficoltà nell’attrarre capitali. In pesante flessione Banco Popolare (-3,3%), BP Milano (-3,5%), Intesa Sanpaolo (-1,9%).

La peggiore è  UniCredit (-4,6%) che ha annunciato di aver avviato il negoziato in esclusiva per la possibile vendita delle attività di Pioneer Investment ad Amundi.

Sorprende, tuttavia, Banca MPS (+1%) che entra in contrattazione in territorio positivo dopo non essere riuscita ad aprire per eccesso di ribasso (teorico -11%): secondo indiscrezioni a fine mattinata le banche del consorzio dell’aumento di capitale si riuniranno con i vertici di MPS per valutare la situazione dopo la vittoria del no e le dimissioni del premier.

Positivi i petroliferi con il greggio che tocca nuovi massimi dall’estate 2015: il future per consegna febbraio sul Brent tocca i 54,86 $/barile, il future per consegna gennaio sul WTI i 52,10 $/barile. In verde Saipem (+3,4%), Tenaris (+1,1%) ed Eni (+0,2% a 13,56 euro) su cui Morgan Stanley migliora raccomandazione a equalweight da underweight e incrementa target da 12,30 a 13,40 euro.

Molto bene Leonardo Finmeccanica (+3,3% a 12,78 euro) che approfitta della decisione di Deutsche Bank di migliorare la raccomandazione da hold a buy, con target a 14 euro. 
Venerdì scorso, a margine di un evento, l’a.d. Mauro Moretti ha affermato che il gruppo sta decidendo su come utilizzare la cassa disponibile: distribuire un dividendo o fare investimenti. Sul secondo punto il manager ha aggiunto che il gruppo sta analizzando opportunità in UE, USA e Asia, progetti “con focus su elettronica, cyber e in parte su elicotteristica”.

Borse asiatiche

Parte con il freno tirato, nella notte, l’ottava nei mercati asiatici in scia alla notizia della sconfitta del premier italiano Matteo Renzi al referendum costituzionale e alle tensioni innescate dalla telefonata di Donald Trump alla presidentessa di Taiwan Tsai Ing-wen, che ha spinto al rialzo i titoli del settore della difesa sui mercati cinesi. 
L’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, perde circa lo 0,50% a fronte del generalizzato apprezzamento della valuta Usa (il Bloomberg Dollar Spot Index, che monitora la divisa nei confronti delle altre dieci principali monete, guadagna intorno al mezzo percentuale dopo che nella scorsa ottava aveva segnato il primo declino settimanale dalla vittoria di Trump alle elezioni presidenziali). 
A Tokyo il Nikkei 225 chiude con una perdita dello 0,82% (performance simile per l’indice più ampio Topix, deprezzatosi dello 0,75% al termine degli scambi). Sul fronte macroeconomico, l’indice della fiducia dei consumatori in Giappone è calato in novembre a 40,9 punti dai 42,3 punti di ottobre. Il dato come già successo in ottobre si confronta con attese degli economisti per un incremento (a 43,8 punti) e resta sotto la soglia di 50 punti che separa fiducia da pessimismo ormai dal marzo 2006.

Il petrolio torna a perdere terreno (il declino è intorno allo 0,70%) dopo la migliore ottava addirittura dal 2011, grazie all’aumento dei pozzi di trivellazione in Usa e alla conferma da parte dell’Opec al tetto alla produzione deciso in settembre anche grazie all’appoggio esterno della Russia, che per la prima volta dal 2001 parteciperà a una misura decisa dall’organizzazione. L’oro si muove in altalena intorno alla parità dopo la quarta settimana consecutiva di perdite, mentre per rame, zinco e nichel è ancora tempo di rally. E i titoli legati alle materie prime sono in positivo a Sydney, ma ciò non basta a sostenere il listino, appesantito soprattutto dal settore finanziario: l’S&P ASX 200 segna una perdita dello 0,80% in chiusura.

Più moderata la flessione di Seoul, con il Kospi che si deprezza dello 0,37% al termine degli scambi. Gli indici più colpiti sono invece quelli di Shanghai: Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 hanno infatti perso l’1,21% e l’1,69% rispettivamente, mentre limita allo 0,85% il suo declino lo Shenzhen Composite. A Hong Kong l’Hang Seng è in calo di circa lo 0,70% (fa decisamente peggio l’Hang Seng China Enterprises Index, che si muove intorno a una flessione dell’1,30%).

Borsa Usa

La Borsa di New York venerdì scorso ha chiuso l’ultima seduta della settimana senza grandi variazioni. Il Dow Jones ha perso lo 0,11% mentre l’S&P 500 e il Nasdaq Composite hanno guadagnato lo 0,04% e lo 0,09%.

I dati macro attesi oggi
Lunedì 5 Dicembre 2016

02:45 CINA Indice Caixin PMI servizi nov;

04:45 GIA Intervento Kuroda (BoJ);

06:00 GIA Indice fiducia consumatori nov;

09:00 SPA Produzione industriale ott;

09:15 SPA Indice PMI servizi nov;

09:45 ITA Indice PMI servizi nov;

09:50 FRA Indice PMI servizi finale nov;

09:55 GER Indice PMI servizi finale nov;

10:00 EUR Indice PMI composito finale nov;

10:00 EUR Indice PMI servizi finale nov;

10:00 EUR Riunione Eurogruppo;

10:30 GB Indice PMI servizi nov;

10:30 EUR Indice Sentix (fiducia investitori) dic;

11:00 EUR Vendite al dettaglio ott;

14:30 USA Intervento Dudley (Fed, FOMC);

15:45 USA Indice Markit PMI servizi finale nov;