Come creare oggi i turisti di domani

66

Uno sguardo alla pubblicazione del MIBACT riguardante il rilevamento del numero di visitatori dei Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali nel 2015 può davvero provocare effetti sconcertanti su chiunque. Tonanti dichiarazioni di cifre globali davvero ragguardevoli lasciano piacevolmente interdetti. Bisogna però fare la “tara” di quel roboante risultato: considerare il grande numero di strutture museali, mettere da parte i soliti famosi siti di grande richiamo ed ecco comparire una realtà un po’ diversa, sicuramente migliore degli anni scorsi, ma non certo dovuta a migliori politiche turistiche e, fondamentalmente fatta da tante, tantissime strutture. Se insieme al numero di visitatori enunciato dal MIBACT si considerano anche i corrispondenti introiti considerati per Istituto, l’allegria e la soddisfazione calano verticalmente. Si scopre che il numero di visitatori degli scavi di Pompei, che vantiamo come fiore all’occhiello del turismo italiano, è di sole 2.934.010 persone per totali euro 23.634.989,40 (terzo posto dopo il Pantheon e il Circuito Colosseo). Ovviamente l’anno, in tutto il 2015. Il Museo di Capodimonte ha ospitato, nello stesso 2015, 144.694 visitatori incassando € 974.531 0,00. Per visitare palazzo Reale 157.851 persone hanno pagato € 135.387,29, all’intero circuito archeologico di Pompei ed Ercolano, compresi gli scavi di Oplonti e l’Antiquarium di Boscoreale, 86.179 visitatori hanno fruttato € 1.525.240,00. Fanalino di coda il Teatro Romano di Teanum Sidicinum con 1.964 0,00 visite in tutto l’anno, senza introiti poiché gratuito. Considerato il valore e la quantità di beni visibili in Campania, urlare allo scandalo è solo una piccola, sciocca e comprensibile manifestazione di amarezza e scontento. Una voce positiva è, ohibò, data da alcuni piccoli musei privati. Il Museo Emblema, che l’artista Emblema volle fortemente per esporre e conservare le sue opere proprio nella sua Terzigno, non è solo un contenitore d’opere d’arte, interpreta perfettamente il concetto di uso dei beni culturali proponendosi come laboratorio o scuola dove imparare e conoscere l’arte. In una struttura essenziale dove il colore è quello delle opere esposte, i piccoli alunni di alcune scuole imparano il significato della trasparenza come fatto di vita, di comportamento, d’interazione e condivisione con l’altro, si pongono interrogativi sull’arte contemporanea e giocosamente sviscerano e s’impadroniscono d’importanti concetti che faranno di loro i visitatori di musei di domani. Tra una risata, un concetto importante, un esperimento e le visite guidate a turisti adulti il museo può essere più che fiero dei propri 1500 visitatori annuali. I fondi per la cultura sono importanti e come avviene nei paesi del mondo, devono essere distribuiti in base al merito. Anche quello di un curatore che sa costruirsi il pubblico di domani. Al British Museum dal 1971 è stato istituito l’education service che contempla una serie di laboratori, ognuno adatto a una fascia d’età, che permettono ai piccoli visitatori un interazione con la struttura, le opere e le guide. Ad esempio il museo offre in dotazione alcuni cellulari per scannerizzare e visualizzare modelli 3D di oggetti egizi, in particolare l’antico Libro dei Morti. L’attività è divisa in due momenti: dapprima le famiglie seguono un percorso nelle gallerie egizie usando gli smartphones per la scansione dei marcatori. Nella seconda parte dell’esperienza sul display compariranno oggetti 3 D che rappresentano le parole mancanti da trovare. La parola mancante sarà segnata su un cartoncino. Alla fine del percorso le famiglie si sposteranno in laboratorio per creare al computer un documento colorato utilizzando le informazioni ottenute durante la prima parte della visita. I giovanissimi corsisti del Museo Emblema incontrano poesia e pittura e si trasformano in poeti e pittori. Un percorso immaginario che alla fine diventerà un ipertesto che racconta il magico incontro con l’arte. Certamente i 1500 visitatori del piccolo Museo Emblema non sono rapportabili per numero con i tantissimi dei visitatori del museo inglese, ma il metodo per favorire l’approccio dei bambini all’arte e al museo è lo stesso, ed è la dimostrazione che quando le tecniche dell’interpretazione sono adoperate da chi sa usarle il risultato è garantito. Il museo Picasso a Malaga offre visite molto particolari, in cui grandi e piccoli possono dedicarsi ad attività appositamente pensate per loro. Adulti e bambini sono divisi in due gruppi. I piccoli sono accompagnati nella visita delle sale che si conclude con un divertente laboratorio d’arte. Al termine della visita, gli adulti li raggiungeranno al laboratorio, dove i bambini mostreranno le loro opere che potranno portare a casa. Dai grandi ai piccoli musei la gestione avveduta coltiva l’attenzione anche dei piccoli visitatori di domani. Nulla è inventato, tutto è sperimentato. Sfruttiamo l’anno d’oro che il turismo ci ha spontaneamente regalato per cominciare da ora a strutturare il visitatore appassionato di domani e a creare le condizioni perché i musei possano automantenersi.