Tokyo saluta Trump con i fuochi d’artificio: Nikkei a +6,72%

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Il punto della mattinata. Digerita velocemente la sorpresa, le borse salutano il nuovo presidente degli Usa con i fuochi d’artificio. Tokyo rimbalza e vola dopo il -5,36% di ieri: il Nikkei 225 ha chiuso a +6,72%. Positive anche le Borse cinesi: l’indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen ha chiuso a +1,12%, l’Hang Seng di Hong Kong a +1,89%.

Tutte in scia a Wall Street, verrebbe da dire, che ieri ha chiuso con lo S&P 500 a +1,11%, il Nasdaq Composite +1,11% e il Dow Jones Industrial +1,40%.

Positive anche le borse europee stamattina. A Milano il Ftse Mib segna +2,07%, il Ftse Italia All-Share +1,91%, il Ftse Italia Mid Cap +0,98%, il Ftse Italia Star +1,01%. 
Il Dax30 di Francoforte guadagna l’1%, il Cac40 di Parigi l’1,3%, il Ftse100 di Londra l’1,1% e l’Ibex35 di Madrid l’1,5%.

Euro poco mosso contro dollaro dopo la forte oscillazione di ieri. EUR/USD al momento viene scambiato a 1,0935 circa.

Avvio incerto invece per l’obbligazionario eurozona, scivola il Bund, tiene la periferia. Il rendimento del Bund decennale sale di 6 bp allo 0,24%, quello del BTP scende di 1 bp all’1,78% (stabile il Bono all’1,29%). Lo spread scende di 6 bp a 154.

Future sugli indici azionari americani in rialzo dello 0,9-1,2 per cento.

Sempre a Piazza Affari, bancari in forte progresso: il FTSE Italia Banche segna +4,5%, l’EURO STOXX Banks a +3,4%. Molto bene BP Milano (+4,8%), Banco Popolare (+5,1%), Intesa Sanpaolo (+4,9%).

Acquisti copiosi su UniCredit (+5,7%) nel giorno del cda sui dati del terzo trimestre: inoltre oggi scade il termine per la presentazione delle offerte vincolanti per Pioneer, l’asset manager messo in vendita dalla banca guidata da Mustier. Secondo indiscrezioni sono attese cinque offerte: Poste Italiane (in cordata con Anima Holding e Cdp), Amundi, Ameriprise Financial, Macquarie, Aberdeen Asset Management.

Borse asiatiche

Dura poco l’impatto ribassista sui listini derivante dalla vittoria di Donald Trump alle presidenziali Usa, anche grazie ai toni distensivi utilizzati dal candidato repubblicano nel suo primo discorso successivo il sorprendente esito elettorale. Se mercoledì a caldo i listini asiatici erano andati a fondo, in Europa, come pure a Wall Street, i timori avevano presto lasciato spazio all’ottimismo (tutti i principali indici hanno guadagnato più dell’1% in Occidente) e alla riapertura degli scambi a Oriente la tendenza è stata di un deciso recupero.

Il Bloomberg Dollar Spot Index (che monitora la divisa Usa nei confronti delle dieci altre principali valute) è in modesto declino dopo il rally dell’1,4% di mercoledì. Un mini-choc durato meno di 24 ore in cui, tra l’altro, le previsioni perché la Federal Reserve torni effettivamente ad alzare i tassi d’interesse in dicembre sono passate da meno del 50% all’82% in scia proprio alle parole di Trump. “La presidenza Trump è rialzista per il dollaro perché le sue politiche economiche sono inflazionistiche e costringeranno la Fed ad alzare i tassi a un ritmo più veloce”, ha spiegato a Bloomberg Elias Haddad, strategist del mercato valutario per Commonwealth Bank of Australia.

Effetto rialzista che si è sentito in Asia. L’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, ha segnato il maggiore progresso dal mese di febbraio e guadagna circa il 2% dopo il crollo del 2,4% di mercoledì. A Tokyo, il Nikkei 225, che aveva perso il 5,36% nell’ultima seduta, ha segnato un più che confortante 6,72% di guadagno (deciso apprezzamento anche per l’indice più ampio Topix, che registra un progresso del 5,78% in chiusura). Anche Seoul recupera sostanzialmente quanto perso mercoledì e il Kospi si apprezza del 2,26% in al termine delle contrattazioni.

Le piazze di Shanghai e Shenzhen, che pure erano state le meno colpite mercoledì, beneficiano della tendenza positiva. In chiusura Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 guadagnano l’1,37% e l’1,12% rispettivamente. 

Progresso dell’1,37% anche per lo Shenzhen Composite. A Hong Kong l’Hang Seng è in progresso di circa il 2% (performance simile per l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell’ex colonia britannica per la Corporate China). 
Sul fronte delle materie prime, l’effetto Trump, in positivo, è un rally del minerale di ferro che al Dalian Commodity Exchange raggiunge il massimo guadagno giornaliero consentito toccando i livelli più elevati dall’ottobre 2014.

Il rame è in progresso di quasi il 3% a Londra (da inizio anno si è apprezzato del 18%) e anche l’oro guadagna dopo la seduta altalenante di mercoledì (in cui aveva sfiorato un incremento, poi in gran parte eroso, del 5%). E Sydney festeggia: l’S&P ASX 200 segna infatti un rally del 3,34% al termine della seduta.

Borsa Usa

Wall Street promuove Trump, il Dow Jones ieri ha chiuso a +1,4%, l’S&P 500 l’1,11% e il Nasdaq Composite l’1,11%. Contrariamente alle attese Wall Street non ha risentito del successo del candidato repubblicano anche grazie al possibile slittamento del rialzo dei tassi da parte della Fed (originariamente previsto a dicembre).

I settori che hanno maggiormente beneficiato della vittoria di Trump sono quello farmaceutico (la Clinton aveva promesso dure battaglie per scendere i prezzi dei medicinali), quello della difesa (previsto un sensibile aumento del budget Usa), quello bancario (il settore potrebbe essere meno regolamentato), quello delle costruzioni (nel programma di Trump sono previsti forti investimenti nelle infrastrutture) e quello energetico.

Male invece il comparto legato ai servizi ospedalieri (la riforma della sanità voluta da Barack Obama potrebbe essere cancellata) e quello automobilistico (Trump intende costruire un muro lungo il confine con il Messico, paese in cui diversi gruppi del settore hanno impianti produttivi).

I dati macro attesi oggi
Giovedì 10 Novembre 2016

00:50 GIA Ordinativi di macchinari set;

08:45 FRA Occupati non agricoli preliminari trim3;

08:45 FRA Produzione industriale set;

10:00 ITA Produzione industriale set;

14:30 USA Richieste settimanali sussidi disoccupazione;

15:15 USA Intervento Bullard (FOMC, Fed)