Effetto Trump, il peso messicano perde il 10% contro il dollaro

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Mercati valutari come montagne russe. Alla vittoria di Daniel Trump hanno reagito come d’attesa e, se possibile, anche di più. In ogni caso con grande sorpresa. Nessuno, infatti, alla vigilia scommetteva più di tanto sula vittoria del tycoon. Vittoria che, mano a mano che diventava più netta, si riverberata di pari passo sui rapporti delle valute e sui prezzi dei principali beni rifugio.

In particolare, a subire forti vendite è stato il Peso messicano (nella foto), che pure nella vigilia s’era apprezzato fino a raggiungere 18.1422 (con un gap da 19.1446 a 19.0128, che è stato ovviamente ampiamento colmato successivamente). Nella notte, dunque, la moneta messicana ha ceduto più del 10%, salendo ai massimi storici, e cioè fino a 20.7818, per poi scendere verso il livello di 19.95, da dove verosimilmente si rimetterà nuovamente in risalita.
Anche il dollaro canadese ha subito pressioni, cedendo quasi il 2% contro il biglietto verde, salito a 1,3523 prima di calare a 1,34 una volta passato il panico iniziale.

In previsione di una tutt’atro che scontata vittoria di Trump, è evidente, sono saliti anche gli asset ritenuti rifugio dagli investitori, e cioè lo Yen, il franco svizzero ed i metalli preziosi.

In particolare, lo yen giapponese ha guadagnato  il 2,80% contro il biglietto verde, l’USD/JPY è sceso fino a un minimo pari a 101,20. Anche la sterlina britannica, che nelle ultime settimane era stata venduta pesantemente in previsione di una Brexit “dura”, sta ampliando i guadagni contro l’USD. 

Il franco svizzero ha ampliato i guadagni contro l’USD. La coppia USD/CHF è scesa infatti a 0,9550 prima di tornare a 0,9670 con lo stabilizzarsi dei mercati. Va notato che le pressioni ad acquistare franchi svizzeri contro la moneta unica sono state contenute, perché gli investitori hanno continuato a vendere dollari per acquistare euro. 

L’oro ha guadagnato il 3,30%. Anche l’argento ha trovato richieste migliori, salendo più del 2%, a 18,75 USD all’oncia.

In Asia, invece, le valute dei mercati emergenti sono state sorprendentemente resilienti, il baht tailandese è salito dello 0,15% contro l’USD, invece il CNH ha ceduto lo 0,20%. Il won coreano ha fatto registrare l’andamento peggiore, con un calo dell’1,25%. Nell’Europa orientale, lo zloty polacco ha guadagnato l’1,21%, il leu rumeno l’1,13% e il fiorino ungherese l’1,07%.