Roma, 6 mar. (Labitalia) – Gli uomini hanno maggiori probabilità di credere che il proprio datore di lavoro si impegni a promuovere la parità di genere in ambito professionale. Una percezione invariata rispetto allo scorso anno, che emerge da un sondaggio condotto, in occasione della Giornata internazionale della donna, da Hays, società di recruitment specializzato. Il sondaggio è stato effettuato su oltre 1.300 professionisti proprio per indagare la loro percezione sul tema gender equality e lavoro e, per il secondo anno consecutivo, il risultato è stato sostanzialmente lo stesso: nonostante un lieve miglioramento rispetto allo scorso anno, sembra che ci sia ancora parecchia strada da fare per abbattere le barriere all’uguaglianza di genere sul posto di lavoro. Complessivamente, quasi 1 intervistato su 3 (29%) afferma che il proprio datore di lavoro non è pienamente impegnato nel raggiungere la gender equality. Un incoraggiante 53%, invece, si dichiara positivo sul tema, in crescita di 8 punti percentuali rispetto al 2019.
Analizzando i risultati per genere, però, emerge che il 37% delle donne ritiene scarso l’impegno del datore di lavoro in questo ambito, contro il solo 21% degli uomini. Il 45% delle professioniste, invece, ritiene che il proprio datore di lavoro promuova pari condizioni di trattamento, contro il 60% della controparte maschile. A coloro che hanno dichiarato insufficiente l’impegno del datore di lavoro nel raggiungimento della gender equality, Hays ha chiesto quali sono le possibili aree di miglioramento: il 31% del campione totale ha indicato le pari opportunità di crescita professionale, seguite da uguaglianza retributiva (25%), politiche di flessibilità lavorativa (17%) e formazione per creare maggiore consapevolezza sul tema (14%).
Dividendo nuovamente il campione tra uomini e donne, è interessante notare come il 55% delle professioniste abbia indicato la parità retributiva come condizione fondamentale per raggiungere la gender equality, contro il solo 26% dei colleghi maschi. Inoltre, il 46% degli uomini ha dato priorità alle pari opportunità di crescita professionale, a fronte di un più esiguo 28% della controparte femminile. Agli intervistati che, invece, hanno giudicato positivo l’impegno del proprio datore di lavoro, Hays ha chiesto quali fossero le aree in cui si riscontra maggiore attenzione: emergono le pari opportunità di crescita professionale (31%), seguite dalle politiche di flessibilità lavorativa (22%) e dalla parità retributiva (21%). In questo caso, analizzando i risultati per genere, le opinioni di uomini e donne coincidono.
“È sicuramente positivo il fatto che, rispetto allo scorso anno, ci sia un miglioramento nella percezione dei professionisti – ha dichiarato Sandra Henke, Group Head of People and Culture di Hays – riguardo l’impegno delle aziende nel raggiungimento della gender equality sul posto di lavoro. Tuttavia, rimane un consistente 29% del campione che si dichiara insoddisfatto, a dimostrazione che la strada da percorrere è ancora lunga. Le aziende devono essere trasparenti e comunicare in modo chiaro ai propri dipendenti le azioni intraprese per incentivare la parità uomo-donna. Promuovere e sostenere la creazione di un ambiente lavorativo inclusivo è ormai una priorità per molte imprese, soprattutto in uno scenario in rapido cambiamento come quello odierno, in cui è necessario avere una forza lavoro variegata che possa garantire il miglior apporto possibile in termini di idee”.
“In Italia, così come in moltissimi altri Paesi, la parità di genere – ha affermato Carlos Manuel Soave, Managing Director di Hays Italia – è un tema sempre più attuale che coinvolge le aziende nella loro totalità, dai profili più junior sino al management. Fa riflettere che molte professioniste ravvisino ancora una disparità di trattamento in ambito lavorativo: retribuzioni più basse, maggiore difficoltà di accesso alle posizioni dirigenziali e apicali, passando per una più lenta e difficile progressione di carriera a parità di curriculum con i colleghi uomini”.
“I datori di lavoro devono impegnarsi in prima linea nella promozione della gender equality che garantirebbe un ambiente lavorativo diversificato con conseguente beneficio per le performance aziendali. Promuovere politiche di flessibilità lavorativa che aiutino a conciliare carriera e famiglia, adottare metodi di recruitment più oggettivi anche avvalendosi della tecnologia e, infine, sensibilizzare la forza lavoro sulla tematica dell’uguaglianza di genere sono alcuni degli step fondamentali per colmare questo gap”, ha concluso.