4^ edizione Napoli 2020, idee e progetti per il rilancio della città

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Parte da Ischia la 4^ edizione di Napoli 2020, su iniziativa della Fondazione Matching Energies e del Denaro, con l’obiettivo di proporre Parte da Ischia la 4^ edizione di Napoli 2020, su iniziativa della Fondazione Matching Energies e del Denaro, con l’obiettivo di proporre un nuovo modello di gestione per Napoli e il Mezzogiorno, da vagone di coda a locomotiva di un processo di rilancio. “Se si risolve il problema Napoli – dice infatti Alfonso Ruffosi risolve il problema Sud. Napoli è il simbolo del Mezzogiorno d’Italia”. Anche Marco Zigon, promotore dell’iniziativa, sottolinea il momento delicato che Napoli, la Campania e l’Italia stanno vivendo. Studiosi, economisti e giornalisti tracciano il quadro della situazione ed individuano i possibili modelli da seguire per il futuro. Dominick Salvatore: Barcellona, Londra e New York i modelli da seguire “Napoli non è il fanalino di coda, ma una locomotiva per l’Italia – dichiara Dominick Salvatore, presidente dell’Associazione di economisti di Economia internazionale – . Il contesto è di bassa crescita, la sfida è difficile, ma fattibile. Cosa puó fare una città per diventare smart. La crisi in Italia è venuta prima, è più profonda e ritarda a svanire. In economia il problema si affronta andando a monte. I perché. La teoria è necessaria, è come il navigatore. Da questo poi si capisce la realtà. In Italia esiste la pressione fiscale più alta del mondo (48 %, in Usa il 31), senza benefici che la giustifichino. Bisogna sottolineare poi che aprire un’azienda qui costa 47 volte più che in Inghilterra, mentre nella classifica mondiale della facilità con cui si fa impresa, l’Italia occupa il 65° posto. La produttività unitaria di lavoro è scesa – prosegue Salvatore – un’ora media di lavoro oggi produce meno di 10 anni fa. In Italia non si dovrebbe più parlare di cavalieri del lavoro, quanto di eroi. Il Paese si trova a percorrere una strada di graduale declino e Napoli si trova di fronte a una situazione drammatica. Questo non significa che non ci siano possibilità di rilancio, soprattutto attraverso il concetto di smart city, in cui i turisti vogliono venire, i creativi sceglierebbero di vivere e gli investitori investire. Cosa serve: un’amministrazione onesta capace e con le risorse economiche, un programma strategico condiviso, articolato in problemi specifici (inquinamento, trasporti ad esempio), e poi attuare questo programma. Anche in modo drammatico, che faccia notizia”. Il presidente dell’Associazione di economisti di Economia internazionale cita alcuni esempi, come il caso di Barcellona, che era “più povera e più criminale. Londra bruciava carbone e poi è diventata una città vivibile e un’oasi finanziaria (e per questo non entrerà nell’euro). New york era caduta in declino, la città era sporca, pericolosa, ma appena è arrivato Giuliani è stato rimesso tutto in ordine. Obama rischia seriamente di rovinare la nazione, con dei contratti che invogliano poco le imprese ad assumere i giovani con contratti a più di trenta ore. Quando non si capisce il mercato il problema è grave. Io difendo un’economia di mercato non il capitalismo”. Salvatore torna poi sull’esempio di Barcellona spiegando come sia stato possibile un tale rilancio: l’amministrazione onesta (gli amministratori sono come i medici) è riuscita a ripulire tutto il marcio. Quando un politico è disonesto è peggio di un banchiere. A Barcellona hanno messo in pratica tutti i passaggi descritti prima ed ora hanno anche una delle delle prime dieci Università del mondo (la Federico II non è nelle prime 100) ed è il terzo marchio di città al mondo. Napoli ha tutto questo: Napoli era la meta, adesso è un punto di passaggio. Napoli ha tutto ma deve seguire le regole. Barcellona è partita da una situazione peggiore ed ora è molto più avanti”. Savona: L’Europa deve creare la cassa del Mezzogiorno europea “Il premier Renzi ha recentemente detto che la colpa della situazione attuale è dell’italia non della Merkel. Questo è vero, ma solo fino a un certo punto”. Inizia così l’intervento di Paolo Savona, economista, già direttore generale di Confindustria e ministro dell’Industria che centra subito l’attenzione sulla pressione fiscale: “Il modello dello sviluppo italiano è basato sulle esportazione? Balle: ci sono anche le costruzioni che sono motore dello sviluppo e leva per uscire dalla crisi. Noi abbiamo alzato il reddito procapite del sud attraverso le costruzioni, con un impatto elevato nell’industria. La Lombardia vive sul Mezzogiorno. La Campania ha i conti sono abbastanza in equilibrio, diversamente che nel resto del Sud. Qual è il messaggio: quando si finanziava un’opera la banca mondiale si preoccupava di capire l’impatto sui territorio e il grande valore non erano i soldi ma il metodo. Che poi è mancato. La costruzione di Maastrict poneva l’esame della Bei, che doveva essere la banca dell’Europa. Solo che non è una banca centrale perché non c’è uno stato che garantisce. Così è assimilabile, ad esempio a Medio Banca. L’euro si regge da sé. Serve che l’Ue faccia la cassa del Mezzogiorno europea, per la ripresa non possiamo passare dal patto di stabilita, né da altro. Michele Guarino disse che in epoca di guerra Mario Monti sarebbe stato fucilato per aver gonfiato un passivo chiamato euro senza sapere chi fosse a garantire. La Campania non è così mal ridotta ma il motore è spento (quello delle costruzioni).Chi lo finanzia il progetto della nuova Barcellona? Serve la cassa del mezzogiorno europea, immissione di obbligazioni”.


Barbano: Squilibrio tra diritti e doveri Il direttore del Mattino Alessandro Barbano dice d’accordo con le parole Paolo Savona: “Credo che abbiano convinto anche il più scettico. Per esprimere il mio punto di vista uso l’ignoranza del giornalista. Da un anno e sette mesi, sono direttore del Mattino. Fare il direttore del Mattino e vivere qui sono le cose più facili che io abbia mai fatto. Non ho mai avuto tanta libertà. Le condizioni sono dettate forse dal vuoto di potere, che agevola la libertà di stampa. Ma questo è un problema per il Sud, un modello narrativo che non ha strategia, controllo, controllo del potere politico. Le forze ci sono ma non fanno sintesi, pensiamo a Gomorra. Le classi politica, giudiziaria, giornalistica (che deriva soprattutto dalla seconda) s’intersecano e non dimentichiamo che le classi dirigenti sono state azzoppate da inchieste concluse con assoluzioni. Esiste un deficit di amministrazione, di progettualità, non c’è un’idea del, di interlocuzione (e qui sono sudista). Se la visione nazionale è fatta da un federalismo fittizio che ribalta le posizioni di forza dobbiamo riconsiderare quest’ultime e capire se i governi hanno una visione della questione nazionale. non sanno cos’è il sud. E’ palese uno squilibrio tra diritti e doveri. La politica promette diritti, un mezzo della democrazia e da mezzo sono diventati fini e addirittura puntano il dito contro la democrazia. Si fa quello che è possibile “poter far” non esiste più la dicotomia giusto e sbagliato. Passiamo dall’etica all’estetica e per bilanciare questo bisogna costruire un’estetica dei doveri. Sarebbe bello che il sud e napoli ci provassero in questo senso”.


Nicolais: Dobbiamo di pensare a una nuova industrializzazione “La situazione cambia nell’industria insieme ed a causa del sistema in cui viviamo. Oggi dobbiamo di pensare – dichiara Luigi Nicolais, presidente del Cnr – a una nuova industrializzazione. Incrementare innovazione, qualità, non dobbiamo pensare solo al costo. I cambiamenti sono ancora più importanti. Abbiamo bisogno di lavorare. l’informatizzazione è vissuta come un modo per ridurre dei privilegi, ma la grande necessità è decisamente di fare un grande cambiamento: dal possesso del dato alla condivisione. Innovazione radicale. Il problema va affrontato in modo chiaro, dobbiamo ridisegnare e cavalcare il continuo cambiamento, noi tra 10 anni cosa vogliamo essere? Nel nostro paese non c’è leadership: magistratura, ritardo dei pagamenti, ci sono anche delle buone idee, ma è la macchina ad essere ferma. Poi c’è il problema della buroacrazia italiana, che non si sa autogestire. Se vogliamo parlare di futuro dobbiamo sapere che vogliamo essere”.


Riccardo Monti: Violenta polarizzazione dell’industria Secondo Riccardo Monti, presidente di Agenzia Ice, “il mondo industriale italiano ha bisogno di una violenta polarizzazione. Il manifatturiero è un settore formidabile: negli ultimi anni abbiamo sviluppato 102 mld di surplus manifatturiero (arriveremo a 130 mld) a testimonianza di una capacità fortissima. In Italia, quindi, c’è un’industria che ha una capacità di andare all’estero molto importante. Ho studiato un po’ di storie. L’esempio do Barcellona è chiaro, hanno investito 10 mld di euro in 5 anni sull’urbano. Immani investimenti sulla città che sono futto, però, anche di eventi particolari come le Olimpiadi. Ciononostante, con un buon piano è un modello che si può attuare, così come quelli di Marsiglia o Dortmund. E soprattutto c’è un’infrastruttura da 10 mld di euro come il settore dell’italian style. La moda italiana ha più forza dell’automotive tedesco. Napoli, poi, è di per sé un brand, quindi qui c’è tutto e c’è anche la squadra di calcio. La Campania, rispetto alla media italiana, ha una popolazione giovane ed un buon sistema educativo. Manca però la governance e (why nation fail) la leadership. Il prossimo passo è la città metropolitana e la scelta di un sindaco che abbia carisma e capacità di raccontare la città. Il prossimo giro non lo possiamo fallire. questo amore verso l’Italia deve diventare ricchezza”.


De Masi: Una situazione complessa non ha soluzione Domenico De Masi, sociologo, parla di “una situazione complessa che non ha soluzione. Abbiamo 213 musei, 43 festival, 7 Università e 4 conservatori. Il problema che viviamo oggi non è solo economico: come mai alcuni paesi, nonostante una leadership mediocre non hanno accusato la crisi come l’Italia? Il demiurgo è una ricerca infantile, il nostro punto debole è la mancanza di risorse, comportamenti demenziali o organizzazioni demenziali, come testimonia brillantemente l’esempio di Bagnoli. Nitti ci mise 4 anni per fare tutto (1905-1909), mentre quello che è successo dopo si commenta da solo. Probabilmente ci sono dei difetti umani. Pensiamo alla pianificazione territoriale di Florianopolis in Brasile, dove è stata recuperata un’intera città che oggi è una delle mete turistiche più importanti del Sud America. I nostri difetti sono il pressappochismo, l’infantilismo, l’incompetenza, arroganza, il familismo, il clientelismo, la rozzezza estetica (siamo brutti e cafoni), il trasformismo, il provincialismo, il disfattismo, il sospetto e la dietrologia, la totale assenza di riconoscenza. Immaginiamo che tutti i problemi di carattere economico si azzerassero, noi che faremmo? La società non è nata da un modello, oggi assistiamo alla debacle degli industriali. L’italia decresce dal ’52, è stato questo l’andamento. Avere un modello sarebbe importante e gli economisti sono gli unici intellettuali che hanno fatto il loro dovere. Giorni fa mi hanno invitato al centenario della Nutella. tra i primi 85 ricchi ci sono tre italiani, quanti di questi sono scienziati, ricercatori? Allo stato attuale si può parlare di Università inutili”.


Fabrizio Vinaccia: Dobbiamo portare l’Europa a Napoli “In Europa il problema è di carattere culturale, l’industria viene dopo. Siamo stati il polo d’eccellenza della difesa e dall’aeronautica. Noi dobbiamo portare l’Europa a Napoli. Si sente troppa rassegnazione, – dichiara Fabrizio Vinaccia di Mbda – un’apatia che ci sta massacrando. Cosa diciamo ai figli? Di andare via. Di girare per il mondo. Anche perché qui chi poi riesce davvero a fare qualcosa , quando va bene, prende un avviso di garanzia della magistratura. La verità è che qui la camorra è il welfare, portare l’Europa in Campania può aiutare a vincere la rassegnazione”.    


Monti: Il paziente, la malattia, la cura Interviene a Napoli 2020 anche Pasqualino Monti, presidente del Porto di Civitavecchia e di Associazione porti italiani. “Il nostro Paese può essere visto come un paziente che non si rende conto delle su ricchezze e, dall’altro lato, delle sue debolezze. Il paziente: il sistema portuale vale 16 mld, ossia il 3 per cento del Pil. Qual’è la malattia? Non seguiamo il mercato, non sappiamo programmare, non siamo efficienti. La burocrazia è insostenibile. Il piano regolatore portuale di Civitavecchia è stato presentato nel 2003 e approvato nel 2012, quando mi sono insediato ed era già vecchio. Non c’è un piano nazionale di trasporti, le autorità non dialogano. La logistica, che è la prima industria della Germania, da noi è un settore dimenticato. I nostri mercati di consumo vengono gestiti dal Nord Europa e da altri porti del Mediterraneo. Una cura esiste: la modifica del titolo V della Costituzione, ma si deve ragionare in termini nazionali, perché la visione è troppo basata sul locale. Questa mancanza di politica si paga. Bisogna selezionare e razionalizzare la spesa, rendere quell’investimento efficiente ed efficace. Dobbiamo essere noi a servire il Nord Europa, ma la nostra ricchezza può essere quella di guardare anche al Sud. Infine la logistica: c’è una legge sui porti, una sulle autostrade, una sulle ferrovie. Serve un piano nazionale sui trasporti, serve creare una piattaforma logistica che a conti fatti ora come ora non esiste”.


Brunini: Visione fresca, diagnosi e critica “Sono stato per 18 anni fuori Napoli, fatto il manager. Questo mi dà una visione fresca, la possibilità di effettuare diagnosi e critica, di quanto fatto finora”. Parla così Armando Brunini di Gesac, che continua: “Se ci fermassimo adesso vorrei andarmene via. Strategia, risorse, comportamenti non seguono un metodo. Bisogna puntare in primis sui punti di forza e fare una gerarchia dei problemi per capire dove andare a colpire. A me viene subito in mente il turismo: 8 mln di visite in Campanie, mentre in Veneto ce ne sono 20 mln. Sembra chiaro che bisogna procedere riqualificando la città. Il secondo punto sono le risorse finanziarie. Noi come aeroporto portiamo 8 progetti che riteniamo utili, 4 sono dell’aeroporto, 4 del territorio. Noi eleggiamo i politici, noi siamo la leadership, il nostro problema sono i comportamenti”.


Roberto Russo: Dovremmo partire dalla sicurezza Interviene ad Ischia Roberto Russo di Assiteca Sim, che punta il dito sulla scarsa sensazione di sicurezza in città come Napoli. “La prima sensazione che si ha arrivati a Napoli è quella di non essere sicuri. A New York Giuliani ha puntato sulla sicurezza. Invece l’immagine di Napoli, come testimonia anche la serie Sky Gomorra, è quella di un luogo dove non c’è lo stato. Dobbiamo rendere sicuro il territorio, riuscire a dare della città un’immagine nuova e far vedere il buono dello Stato che c’è a Napoli”.      


Lo Cicero: Troppe Regioni al Sud Massimo Lo cicero, docente di Economia all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, è intervenuto sul tema delle regioni: “L’anno venturo si deve cambiare la regione. queste regioni sono troppe, serve una macroregione per il Sud. Poi il salto mortale della città metropolitane, che vedrà Napoli passare da 1 a 4 milioni di abitanti, e che oltre a Napoli metterà insieme altri 10 comuni ognuno delle dimensioni di Firenze. Per un anno l’attuale sindaco può restare sindaco delle città, ma bisogna vedere attentamente dove metterà i piedi”.    


Bocchetti: Sinergie possibili con Matching Energies Secondo Giovanni Bocchetti (responsabile innovazione di Ansaldo Sts) il distretto del trasporto può rispondere ad una richiesta di rapporto con il territorio e rappresentare un’esperienza interessante per la Campania. “Il distretto potrebbe – afferma Bocchetti – collaborare con Matching Energies senza problemi. Daremo vita ad alcuni eventi evento per divulgare la nostra attività per trovare più connessioni, ma è centrale l’impegno verso l’Europa: dobbiamo impegnarci per recuperare nel prossimo settennato quello che abbiamo perso in questo. Adesso l’Europa sta decidendo i prossimi indirizzi”.    


Paliotto: Troppo individualismo al Sud Rossella Paliotto, amministratore delegato della AET, inizia il suo intervento professando di essere “innamorata di napoli. Ognuno oggi ha una provenienza diversa, siamo chiamati da più fronti a rispondere ad un appello. Tra i difetti prima elencati, a mio parere, ne mancava uno: l’individualismo. Purtroppo abbiamo poco tempo per reagire, le risorse sono scarse e le criticità molto diffuse. Dobbiamo decidere un modello di società in cui poter e voler credere. Molti anni fa nessuno si interessava a quello che facevano i politici, mentre adesso qualcosa si muove. E la politica sta arroccata. Adesso, guardando al dopo, ci serve sapere quali sono le caratteristiche che vogliamo abbiano i nostri amministratori di domani”.  


Rubbettino: Le elite del Sud sono d’accordo sui fondamentali Florindo Rubbettino, direttore dell’omonima casa editrice, sottolinea come “noi attori della cultura abbiamo gravi responsabilità. Le elite del Sud sono d’accordo sui fondamentali e le abbiamo sentite capire che, ammesso che questo ci sia quel che manca, abbiamo poi bisogno di un conflitto veloce tra le forze della conservazione e quelle del cambiamento. Il Sud ha bisogno che non ci sia un solo potere, anzi serve un Sud poliarchico. Abbiamo bisogno di un conflitto feroce.      


Fiume: Per risolvere il problema delle PA servono tre generazioni Raffaele Fiume, ricercatore di Economia aziendale presso l’Università Parthenope di Napoli centra l’attenzione sulle problematiche della Pubblica Amministrazione: “Se noi volessimo aspettare di risolvere il problema della PA dovremmo aspettare tre generazioni. La situazione è disastrosa, ad esempio per risanare l’Asl Na 1 è stato scelto un generale dei carabinieri. Se questo è il tema, è necessario uno sforzo. Se al sud ci adeguassimo all’Italia, non parlo ancora di Europa, faremmo un salto di 40 anni. Un profluvio enorme di risorse viene dall’Europa. Prima di sapere su cosa, bisogna sapere su chi investire. Sottraiamo alla PA la funzione di gestione dei fondi. C’è un modello? Bisogna sottrarre spazio alla burocrazia che al più è incapace. Diamo, invece, più campo al privato. I cittadini sono più bravi dei loro governanti. Cerchiamo delle strade tangenti”.


Milone: E’ il momento del pragmatismo Secondo il responsabile di Rai Vaticano Massimo Milone “adesso serve pragmatismo. Sia nell’analisi di Barbano sia in quella di De Masi mettono in luce un disastro totale della classe dirigente e politica nonostante delle ‘isole di intelligenza’ che però non riescono a fare sinergia. Noi 40 potremmo contrattare qualsiasi cosa e siamo fuori dalla porta di questa città. Dobbiamo creare una sana lobby di contrattazione. Questo Governo non sa cos’è il Mezzogiorno. C’è un problema di passione civile e poi ci vogliono le persone adatte agli scopi. Tutto è decisione politica: dobbiamo intercettare il nuovo corso? Questione aeroporto? E il porto? Sette Università cosa hanno espresso? Contrattiamo per il futuro, per ora nelle scelte di Governo Napoli e il Sud non ci sono”.


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