Carriere lampo e ben retribuite

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Un tempo le interviste, alla Rai e altrove, su qualsiasi rete, le conducevano i giornalisti. Cioè, professionisti che guadagnano tre o quattromila euro al mese. Anche loro, per la verità, si piegavano e si inchinavano spesso davanti ai potenti di turno. Ma, forti di una certa cultura e deontologia, almeno, salvavano la forma. Allora era un mini servizio pubblico e ce ne lamentavamo. Da qualche anno, invece, perché l’intervistatore sia addirittura genuflesso, proprio in ginocchio e compunto, i giornalisti sono sostituiti dai presentatori. Cioè, ignoranti senza pudore né vergogna che guadagnano milioni senza merito. Basta abbassare un tantino i pantaloni o alzare leggermente la gonna. Ecco il segreto del loro successo. Ma per la strada continuiamo a chiedergli l’autografo. Così, come per incanto, senza neppure accorgercene, l’Italia, da democrazia zoppa, è diventata una dittatura televisiva. Adesso le domande sono più compiacenti di quelle che il personaggio farebbe a se stesso se si intervistasse da solo. Si dice che in cambio del lauto compenso costoro lascino un po’ della propria dignità. Che, però, è sopravvalutata – dato che non ne hanno mica tanta – come pure il loro compenso. È gente che si venderebbe ugualmente per pochi euro, per il piacere di scodinzolare davanti al padrone. Perché, quindi, pagarli tanto, visto che viviamo in tempi di tagli agli sprechi? Non sarà che certi compensi sono così elevati perché l’interessato deve spartirli con i complici che glieli elargiscono? Però, per fugare i sospetti, continuiamo a fingere di voler combattere corruzione e ingiustizie.

Si ricicli pure denaro sporco

È convinzione diffusa che i poveri siano abituati alla miseria. Quindi, non ne soffrono. Anzi, pare che i conforti li mettano a disagio. Come chi vive nelle zone polari non sente più freddo e al caldo sta male. Mentre chi si è sempre crogiolato nel benessere non sopporta neppure una minima diminuzione di reddito. L’importante è rispettare l’equilibrio. Per esempio, i bambini ricchi sono poveri di affetto perché trascurati dai genitori dediti a fare quattrini. Mentre quelli poveri sono più coccolati dai loro, perché perlopiù disoccupati, quindi con tanto tempo a disposizione. Ecco perché è umano compensare le carenze affettive dei ricchi privilegiandoli economicamente. Con loro il fisco è molto comprensivo, ma intollerante con la povera gente. Infatti, con impiegati e operai a stipendio fisso la legge è spietata. Si è mai sentito che, per un’emergenza finanziaria, il governo si rivolga ai capitalisti? Costoro hanno un tenore di vita grazie al quale vivono tante altre categorie sociali, forse anche il pizzo e la protezione. Dovendo rimborsare 500 euro una tantum ai pensionati, – perché in vista delle elezioni – il ministero dell’economia è ricorso a un tesoretto che era destinato all’emergenza dei più poveri. Si chiudono gli ospedali, si accorpano gli asili nido, si risparmia sull’efficienza delle forze dell’ordine, ma le rendite patrimoniali vengono strenuamente protette. Le mani in tasca – volgare espressione di recente conio – si mettono solo agli italiani che le hanno già vuote. Le opere pubbliche continuano a costare il triplo rispetto agli altri paesi europei, perché anche la corruzione agevola i consumi e movimenta il mercato, mentre legalità e dignità li rallentano. L’Italia è un bordello. Per sentirci più puliti c’è presa ora la frenesia di regolamentare la prostituzione.

Genialità e dabbenaggine

Finalmente le autorità hanno capito che a mezzogiorno non si rischiano tafferugli né violenze davanti agli stadi all’inizio e al termine dei derby. Per di più i voli charter, che portano abitualmente gli energumeni polacchi a dare man forte al teppismo locale, atterrano di pomeriggio. Quindi a quell’ora non ci sarà neppure bisogno di sorveglianza speciale da parte delle forze dell’ordine. Il pronto soccorso degli ospedali non sarà intasato da sportivi accoltellati. I medici di guardia potranno occuparsi degli incidenti comuni. Ci voleva proprio un decreto come questo per la disputa dei derby. Nessuno ci aveva pensato. Finora sono stati stoltamente programmati alle 15 e alle 18, proprio l’ora in cui nel tifoso si scatenano gli istinti più violenti. Era tempo che al Viminale arrivasse un uomo saggio e dalle idee chiare, non l’inutile, arrogante e inetto ministro senza quid che c’era fino alla scorsa settimana. Risolto così brillantemente il problema della rivalità sportiva, con l’ISIS sarà una passeggiata.

Troppo stupidi per essere amici

Spesso gli scherzi idioti, si sa, finiscono male, ma non c’è verso di farlo capire ai giovani in ogni generazione. La convinzione è che le disgrazie succedano solo agli altri. Nessuno, quindi, si stupisce se ogni tanto qualcuno ci lascia la pelle. Ecco perché i giochi imprudenti si ripetono ovunque sin dall’inizio del mondo. È sorprendente, però, il cinico comportamento degli spettatori e la loro assoluta mancanza di sensibilità. L’omertà non c’entra. Che non parlino è comprendibile perché temono di essere coinvolti, pur non essendoci stata malevolenza. Ma, offende la morale che il gruppo di ragazzi che vi ha assistito e preso parte, dopo la tragedia, se ne vada serenamente a letto come se nulla fosse successo. Che tutti riescano a dormire profondamente, senza che neppure a uno solo di loro la coscienza rimorda, è più agghiacciante del dramma. È come se quel compagno di scuola sia stato cancellato o mai esistito. Come se non ci siano genitori senza più lacrime. Nella disperazione, sono, almeno, curiosi di sapere com’è accaduto che il loro bambino sia precipitato nel vuoto, senza essere drogato né ubriaco e neppure solo. Era una gita scolastica, in quattro in una stanza. Eppure nessuno sa nulla, né piange l’amico che non rivedranno più. Neanche il compagno di banco, che spesso è anche il confidente, si dispera. Questo misterioso comportamento non rivela la dinamica dell’incidente. Ma poco importa. Grave è aver capito che al giorno d’oggi i ragazzi non sono più creature innocenti. Ormai cresciamo con la squallida convinzione che il compagno di giochi non è più l’amico del cuore, ma un’entità che può essere sostituita in qualsiasi momento. La verità è che, oltre al futuro, questa società sta rubando ai nostri figli anche l’infanzia, e la loro spensieratezza.